Per decenni, da quando la fibromialgia ha iniziato a colpire sproporzionatamente le donne, chi ha sofferto dei suoi effetti spesso debilitativi è stata molte volte etichettata come “donna isterica”. Molti dottori non riconoscevano nemmeno che si trattasse di un vero e proprio disturbo fisico e definivano le donne ipocondriache. Spesso la si chiamava “disordine psicosomatico.” Nel corso degli anni, la comunità medica ha finalmente riconosciuto che si tratta di un disturbo fisico, ma ha solo speculato sulle cause che vi stanno dietro. Il tipico trattamento occidentale consisteva di tre farmaci, nessuno dei quali aiuta i sintomi, ma causa numerosi effetti collaterali. I tre farmaci sono Lyrica, Cymbalta e Savella.
Delle 41 malattie comprese nell’MCPP (Medical Cannabis Pilot Program) dell’Illinois, la fibromialgia è il disturbo più comune fra chi ha fatto domanda per una tessera. È stato mostrato che la Cannabis terapeutica riduce molti dei sintomi della fibromialgia, inclusi dolore, spossatezza, problemi di sonno, problemi della digestione e confusione mentale. Non ricevendo alcun sollievo dai farmaci, molte persone disperate affette da fibromialgia si sono rivolte alla Cannabis come ultima speranza e sono estatici per i risultati. Ci sono pazienti che sono stati debilitati talmente tanto dalla malattia che non erano nemmeno in grado di alzarsi dal letto, figuriamoci camminare. Molti hanno ripreso a svolgere attività che non si sarebbero aspettati di fare mai più nella vita, come lavorare e fare esercizio fisico. È stato letteralmente un “salvavita” per molti.
La domanda è: perché la Cannabis sembra funzione così bene? La risposta, secondo il Dott. Ethan Russo, direttore medico del PHYTECS, è che chi ha la fibromialgia soffre di Carenza Clinica di Endocannabinoidi (CED, dall’inglese Clinical Endocannabinoid Deficiency). Quando si riempie di nuovo lo svuotato sistema endocannabinoide con i cannabinoidi necessari, i sintomi scompaiono. Un simile funzionamento lo si ha con una carenza di Vitamina B, che si sente molto meglio dopo aver preso degli integratori. Chi ha studiato il sistema endocannabinoide (SEC) saprà che la sua funzione principale è di aiutare il corpo a mantenere l’omeostasi. Quando il corpo è in omeostasi, è libero dalle malattie.
Il SEC è composto da recettori di cannabinoidi, C1 e C2, che si trovano in cervello, spina dorsale, nervi, stomaco e altri organi. Controlla anche molti dei nostri processi fisiologici come il dolore, l’umore, la memoria e l’appetito. I nostri corpi producono naturalmente gli endocannabinoidi, simili a quelli presenti nella Cannabis. Essi fanno sì che il nostro SEC funzioni bene. Quando i nostri endocannabinoidi si esauriscono, siamo afflitti da disturbi e malattie.
Chi soffre di fibromialgia grave conosce, anche troppo bene, tutti i sintomi del suo disturbo. Il dolore è di solito il peggiore, accompagnato da una spossatezza invalidante. Altri sintomi molto comuni sono la sindrome dell’intestino irritabile e le emicranie. Russo è convito che ciò sia indicativo di una carenza del SEC. Ha proposto la sua teoria già nel 2011. Ricerche recenti supportano questa teoria con prove del fatto che l’uso di Cannabis riduce il dolore, migliora il sonno e allevia i dolori gastrici.
La CED è basata sulla teoria che ci sia un collegamento tra i disturbi mentali e le carenze dei neurotrasmettitori. Basti pensare alla carenza di dopamina nel morbo di Parkinson e di serotonina e noradrenalina nella depressione. La prova migliore per la teoria CED arriva da uno studio italiano sulle emicranie. I risultati hanno mostrato livelli ridotti di anandamide, un endocannabinoide, nel fluido cerebrospinale di chi è afflitto da emicranie croniche rispetto ai soggetti di controllo in salute. Il SEC regola il trasporto del cibo nel tratto digestivo, nonché il rilascio di succhi gastrici per scomporre il cibo e l’infiammazione. La CED tiene in conto disturbi digestivi come la sindrome dell’intestino irritabile, che accompagna quasi sempre la fibromialgia.
Ci sono molte prove aneddotiche, ma poche prove derivate dalle ricerche per supportare la teoria del Dott. Russo, che vorrebbe condurre trial controllati e randomici per provare o smentire l’esistenza della CED. Risonanze magnetiche e PET un giorno potrebbero essere in grado di identificare i livelli di endocannabinoidi nei pazienti. Ciò permetterebbe un confronto nei livelli di endocannabinoidi in chi soffre di fibromialgia rispetto a soggetti di controllo in salute. Quella possibilità potrebbe non essere così lontana.