Ok, lo ammettiamo: siamo di parte. Infatti, quando abbiamo ascoltato qualche pezzo di Psycho Yachi e visto qualche estratto, ci siamo detti: “Questa qui spaccherà di brutto!”. Siamo rimasti totalmente stregati dall’estro che emerge dai suoi testi e della sua figura, per cui non ci siamo fatti scappare la possibilità di scambiarci due chiacchiere.
Ecco quanto è uscito fuori quando abbiamo chiesto a Yachar (questo il suo vero nome), di parlare un pò di lei, dei suoi sogni e del suo rapporto con la Cannabis. :
“Il mio vero nome è Yachar Mejri, sono tunisina al 100%, sono nata in Tunisia, sono scrittura, la poesia e la marijuana... sono state la mia salvezza. Quando cresci in un un ambiente tossico puoi decidere se prendere la strada cattiva cresciuta in un ambiente familiare difficile, che sarebbe troppo lungo da spiegare.
Sono cresciuta da sola, con solo il supporto di me stessa, il ballo, la musica, la o la strada buona e purtroppo tante volte ho preso quella sbagliata.
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Ho fatto e subito tante cose brutte e tante cose che mi sono servite per essere ciò che sono ora. Ho sempre subito bullismo e isolamento sociale, perché ero la bambina,ragazzina, riccia,straniera,e brutta, a cui nessuno aveva mai voluto parlare o ascoltare, quindi tutto ciò che non ho detto negli anni alle persone,l’ho scritto, l’ho ballato, l’ho fumato,l’ho cantato.
Ciò che sogno non è la fama o i soldi o i benefici di essere una persona famosa, ciò che sogno è una rivincita per tutto il tempo che sono stata zitta.
Sogno di poter aiutare le persone come me ad aver il coraggio di non aver più paura di essere veri, real till I die, vera fino alla morte, questo è ciò che sono e che voglio essere,e ciò che la mia carriera artistica fino ad ora ha dimostrato e ciò che io realmente sono, e ciò che sarò per sempre.
Non so se il mio sogno si realizzerà mai, ma nel mio piccolo lo sto già facendo. E spero di poterlo fare in grande.
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Ho cominciato a fumare a 14 anni, non me ne pento, perché per me è stato un supporto, ma non tutti siamo uguali e la cosa è soggettiva. Io vedo Mamamarija come una vera e propria madre, per me è come una religione supplementare alla mia, una chiave per entrare nel mio vero mondo, per poter scoprire cose che nemmeno io sapevo di poter scrivere o dire, movimenti che non sapevo di poter fare, suoni che non ho mai saputo ascoltare, piccole percezioni che ampliano sempre di più la mia mente.
La marijuana mi ha aiutato ad avere il pieno controllo della mia mente. Non la uso a scopo ricreativo, o curativo o mille altri, ma lo uso per uno scopo spirituale, emotivo e percettivo.
C’è tanta ignoranza riguardo a questo, ma loro non ne hanno colpa, perché? Perché purtroppo vivono in un modo di stereotipi inflitti da una società manipolatrice e, credetemi, crudele, sono costretti a credere in principi che a loro insaputa possono essere distrutti in pochi secondi, semplicemente vedendo il modo in una prospettiva diversa.
Ma loro non riescono a vedere perché non vogliono, perché stanno bene in quella bolla che credono giusta, perché sapere di più cambierebbe troppe cose, e loro hanno paura dei cambiamenti.
Ma il mondo è diverso e noi siamo il mondo.”